A Pelle Nuda

foto-scala

 

Di guance troppo rosse

ho colto il senso

e non il frutto

proibito

il dolce veleno

assaporato

in punta di lingua.



Sui palmi delle mani

hai costruito un nido

per i miei seni

e guanti

per le mani mie

tremanti

d'acqua ghiacciata

e fuoco


È sulla pelle

che ho letto in un ventaglio

il tuo sorriso

l'invito ad altra pelle

celata.

Negata.



La schiena

è una libellula

batte le ali come ciglia

gli occhi sono onde

la mia marea

la tua luna

l'addio.



È nella pelle

la mia serratura,

i nèi un universo

d'inchiostro colorato

di cui confondo i punti e le partenze

sbagliate.

La pelle è la mia tela

tessitura

di immagini sbiadite

ultime briciole della mia innocenza.

 

 16/12/2016

 

 

Evidenze

Non dirlo a me

che t’è rimasto solo il corpo

di tuo.

Che di ambizioni e sogni

hai fatto cenere

e del tuo sorriso

un caffè amaro.

Non dirlo a me

che dell’irriverenza

ho fatto un abito

e della pelle un libro

postumo.

Non dirmi

che non importa

d’un vetro rotto o un macinino

e dei capelli bianchi

non recisi.

Importa

come la fuga e la piastrella

il tuo muro di carta

la spinta d’una mano troppo vicina

e la commedia

delle cose sbagliate,

che della cura del dettaglio

sono regina

e che il sinistro è ingiusto

per natura

tu lo sai

proprio come me.

 

 

Di tutti i sogni

 

pecore

Di tutti i sogni

vassoi di mele caramellate

che porgi alla mia bocca

come i più originali dei peccati,

sogni coltelli

affondati tra le lenzuola stese

e tu sei l’ombra serpe

o il vento che tambura?

Di tutti i sogni

piedi sul petto

schiacciati i sentimenti di formica

danza la cicala

inneggia alla disobbedienza

generosa da strozzarmi la gola

e tu?

sei la nota stridula

o il languido bemolle?

Di tutti i sogni

orologini svizzeri

delle mie ambizioni sopite

dei tesori sepolti

gli orgasmi implosi,

di tutti i sogni

in cui viaggi a ritroso

ultimo treno fantasma

tu

cosa ricordi?

A cavalcioni

   

Porgimi ancora

scuse

nascoste nelle guance

e due bicchieri d’acqua

salata.

Prestami ancora

gli occhi

per setacciare sabbia

polvere d’Atlantide

e fondi di caffè.

Regalami ancora

sogni

da saltarci sopra a cavalcioni

una coperta per mantello

e nuvole

di fumo colorato

all’orizzonte.

Mai così vicine

   

L’inaspettato

veste colori morbidi

come la nebbia

la sabbia del deserto

il pane.

Piega le gambe al tempo

Strappandogli le ali dalla schiena.

Rompe la voce

e gli argini

ciglia di bambù.

L’inaspettato sceglie

beffandosi dei voglio e dei vorrei

 e delle nostre bugie

la misura

nello spazio d’un foglio

tra le mie dita e le tue

mai così vicine. 

    

La sorpresa

   

Sollevi carta di giornale

come una tenda

da cui sbirciare il tempo andato

e le mie gambe.

Lo scalpiccio bugiardo

la fretta del ritorno

e la sorpresa

raccolta nelle orecchie come un nido

si libera dalle mie labbra

in uno sputo

dolce di zucchero veleno

contro il tuo vetro sporco

 d’inchiostro.

 

 

Il vaso delle meraviglie

 

 

Abbiamo fatto spese
senza conti
svuotando gli scaffali pieni
con gli occhi.
Ci siamo chiesti in prestito
quel che avanzava
stupiti della goccia
che sporca il latte
e della polvere di zucchero
sul cioccolato.
Abbiamo mescolato il tempo
ai verbi
e i gradi alle pupille.
Non potevamo spendere
né regalare
fondi
alle bottiglie
eppure abbiamo aperto il vaso
delle meraviglie
e nel coperchio
lo spiraglio.